Silvia Granucci

Nome della scuola: 
Ic Lucca 5- Scuola primaria I. Nieri
Città: 
Lucca
Regione: 
Toscana
Disciplina/e Insegnata: 
Inglese, Scienze, Musica, Tecnologia
Descrivere la propria storia di educatore, di impegno, innovazione e determinazione legata al proprio contesto scolastico: : 
Ho scelto di diventare insegnante perché ho un’idea ben precisa di scuola, che si rifà a pedagogisti come Montessori, Dewey, Rodari, Ciari, Manzi, Lodi. La mia idea di scuola parte dal presupposto che siamo noi insegnanti al servizio dei bambini e non viceversa e la scuola deve essere scuola di vita. Insegno in una primaria a tempo pieno Senza Zaino, ma con un percorso professionale molto eterogeneo. Ho una laurea in economia alla Bocconi, un passato da imprenditrice ed un percorso nel settore educativo iniziato come coordinatrice di nidi e scuole dell'infanzia e poi come docente nella scuola primaria. Ho una passione per l'inglese e per il digitale. Sono stata selezionata da eTwinning nel 2019 per partecipare ad un seminario di tre giorni a Bratislava, ho conseguito il patentino di docente di inglese dyslexia friendly e ho organizzato "corsi estivi di lingua full immersion" nella mia zona. Sono stata animatore digitale e adesso faccio parte del Team digitale del mio Istituto. Sono stata selezionata come esperta per il PON sulla cittadinanza digitale per la scuola secondaria di primo grado e sono nel gruppo di lavoro, interno al mio Istituto, per la stesura del documento delle ePolicy di Generazioni Connesse. Sono formatrice di didattica digitale ed esperta di strumenti digitali del Senza Zaino. Sono funzione strumentale per la Comunicazione e lo scambio di pratiche nel mio Istituto.
Descrizione di come è stata affrontata l’emergenza da COVID-19 con i propri studenti:: 
La DAD, durante il primo lockdown, è stato un ponte costruito per affrontare l’emergenza, non rifinito, forse non del tutto efficace, ma che ha permesso di rimanere in contatto con i ragazzi mostrando loro che la scuola era presente. Nel nostro Istituto ci siamo attivati subito sia con classroom della G-suite per la scuola secondaria di primo grado (che già era in uso prima dell'emergenza) sia con l'uso di padlet per le scuole primarie e dell'infanzia, una bacheca interattiva dove gli insegnanti mettevano video, foto, attività varie ed i bambini/ragazzi potevano rispondere in tempo reale. Il team digitale, di cui faccio parte, ha organizzato corsi di formazione e alfabetizzazione digitale per i docenti ed ha istituito degli sportelli digitali settimanali. Con i miei studenti abbiamo lavorato sulle competenze chiave di cittadinanza. I bambini hanno preso confidenza con strumenti digitali, come i file condivisi su DRIVE, copiare e incollare foto e video, produrre semplici presentazioni, rispondere a test con moduli google e l’utilizzo attivo di app come wordwall e wordart. Ho voluto concentrarmi sulle emozioni, cercando di farli lavorare sul racconto e sulla comunicazione, chiedendo loro di realizzare un diario cartaceo e digitale (utilizzando applicazioni come storyjumper). Quello che ho voluto mantenere è stata l’attenzione alla relazione, piuttosto che alla trasmissione di saperi. Voglio che i miei studenti si appassionino a qualcosa e che sperimentino con il corpo, con le mani e con gli strumenti digitali. Voglio che si divertano perchè questo aumenta la loro motivazione, facendo ottenere loro buoni risultati ed aumentando così l’autostima.
Descrivi la tua visione di educazione per il futuro: 
Sogno una scuola aperta al diverso, al nuovo, al territorio, che esca dalle mura e incontri la natura e la comunità. Una scuola pronta ad ascoltare veramente i ragazzi e che sia parte integrante della realtà quotidiana. Una scuola appassionata, che non sia piatta, ma ricca di esperienze (digitali, tattili, naturali) che sviluppino il pensiero divergente. Sogno un cambio di paradigma educativo, così come pensato da Sir Ken Robinson, una scuola dove cerchiamo di svegliare i nostri studenti riaccendendo i loro sensi e riportando il loro contatto con ciò che sta succedendo. Le STEAM, per esempio, sono un modo per accendere l’entusiasmo e aumentare la partecipazione ed io vorrei che fossero integrate in maniera interdisciplinare. Cerco di lavorare per avere una scuola più dinamica, dove per i bambini, i ragazzi ed i docenti sia facile collaborare e condividere percorsi e progetti, mettendo a disposizione degli altri le proprie competenze. C’è una resistenza a condividere e scambiare le proprie pratiche didattiche, probabilmente per paura del giudizio, io penso invece che una comunità educante deve fare propria questa impostazione, perchè favorisce lo scambio e la circolarità di informazioni contribuendo a consolidare l’identità di appartenenza alla scuola e alla comunità.