Kim Commisso

Nome della scuola: 
CAPAC - Politecnico del commercio e del turismo
Città: 
Milano
Regione: 
Lombardia
Disciplina/e Insegnata: 
Italiano, diritto e informatica
Descrivere la propria storia di educatore, di impegno, innovazione e determinazione legata al proprio contesto scolastico: : 
Ho sempre saputo di voler insegnare, ma i casi della vita mi hanno portato a scelte che a volte mi hanno fatto cambiare strada. Mi sono laureata in Educazione degli adulti e sviluppo dei processi formativi perché volevo fare la formatrice aziendale. Ma dopo cinque anni in azienda a progettare percorsi formativi su management, vendite e business ho capito che la cosa che più volevo fare era facilitare le persone ad apprendere e trasmettere saperi utili per il futuro. Così ho deciso di intraprendere una carriera come consulente tornando in Università per sviluppare più competenze nel campo dell’insegnamento e, in particolare, dell’insegnamento con le tecnologie in quanto quest’ultime erano, già dai tempi universitari, la mia passione. Ho svolto corsi di alta formazione e un Master proprio per specializzarmi in didattica per competenze e con/per il digitale. E dopo nemmeno un anno ho iniziato, grazie al Centro di ricerca universitario del mio professore di tesi, a fare formazione agli insegnanti. Per tre anni ho svolto solo formazione insegnanti per diverse associazioni e scuole e parallelamente lavoravo come consulente nelle aziende per lo sviluppo di prodotti digitali per la formazione. Mi mancava però ancora qualcosa, mi sentivo come un cuoco che insegnava a cucinare senza aver mai preso in mano una padella...volevo diventare a tutti gli effetti un’insegnante, o almeno provarci perché sentivo che quella era la mia strada. Così quando ebbi l’opportunità di fare una supplenza in un Istituto Professionale alberghiero per un laboratorio espressivo, colsi la palla al balzo ed entrai per la prima volta in una classe di studenti delle superiori per fare Media Education curriculare, temi di cui mi occupo nel Centro di ricerca universitario con cui collaboro, appunto. Poco dopo aver iniziato questa esperienza a scuola, capì che la strada era effettivamente quella giusta. La soddisfazione personale nel fare questo lavoro mi confermò che volevo dedicarmi solo all’insegnamento e alla formazione insegnanti, che mi permette di mettermi sempre in gioco e confrontarmi con colleghi anche fuori dalla mia scuola. Iniziai ad insegnare informatica e coding per lo stesso Istituto nel quale avevo cominciato, attingendo ai corsi di specializzazione fatti negli anni precedenti e alle mia passione per le tecnologie. Da due anni ho cambiato Istituto, sempre un professionale alberghiero, e sto continuando ad insegnare Informatica, o meglio “la mia informatica" in quanto non essendo laureata in materie scientifiche ho concordato con la direzione che la necessità degli studenti in istituti come questi è quella di sviluppare una competenza digitale utile per la società di oggi. Quindi, ad esempio, l’uso di internet, la ricerca online in modo efficace, l’uso di applicativi utili per il lavoro e competenze comunicative digitali, andando proprio incontro alle competenze del DIGICOMP nel 2022. In questa scuola insegno anche italiano, diritto e comunicazione e riesco a fare delle sperimentazioni trasversali con informatica che attivano molto i miei studenti, come ad esempio il recentissimo progetto di Podcast con l’insegnamento di diritto in cui i ragazzi si cimenteranno a registrare brevi podcast su temi come la cittadinanza, la costituzione, gli organi dello stato per un pubblico di loro coetanei. In generale cerco di avvicinare le materie alla loro futura professione ma anche alla loro vita quotidiana, mantenendo sempre un focus sulle competenze. Raramente parlo per più di 10-15 minuti durante una lezione ma adotto una metodologia flipped che valorizza l'attività in classe come possibilità di attivazione dello studente. Nella mia scuola questo era scontato per le materie pratiche meno per le teoriche, ma vedo una forte apertura negli ultimi anni.
Descrizione di come è stata affrontata l’emergenza da COVID-19 con i propri studenti:: 
Per quanto riguarda la pandemia, durante la prima parte (marzo-giugno 2020) il mio istituto ha ritenuto più utile mantenere alcune materie teoriche e le materia pratiche escludendo informatica, considerando che già il fatto stesso di usare i dispositivi per la DAD avrebbe sviluppato competenze digitali. In realtà, con il senno di poi, si è capito che non è proprio così automatico. Infatti, durante l’anno formativo 2020-2021, dopo i primi due mesi di scuola in presenza. abbiamo iniziato la DAD e, come insegnante di informatica, tutte le mie ore fino a giugno sono state online. I risultati dell’anno scolastico passato sono stati per me sorprendenti, ovviamente non è lo stesso che essere in classe e capisco anche che non si poteva pretendere dagli studenti lo stesso tipo di attenzione ed è proprio per questo che ho ritarato la mia didattica partendo sempre dalla logica flipped e facendo loro svolgere attività anche in asincrono, utilizzando l'ora sincrona per il confronto e la condivisione o per fissare i concetti. Ho adottato una logica di curriculum breve, selezionando cosa fare e cosa poteva essere tralasciato ma sempre in funzione dello sviluppo delle competenze. Così, ho fatto realizzare prodotti multimediali molto interessanti ai ragazzi usando ciò che avevano e le loro competenze informali. Sfruttando al meglio i loro pc ma soprattutto i loro cellulari, insegnandogli (condividendo lo schermo del mio cellulare con teamviewer) le funzioni dei loro cellulari o chiedendo di farlo quando erano “più esperti di me” per insegnarlo ai compagni. Alcuni progetti interdisciplinari che ho realizzato, sono: - Progetti disciplinari (italiano-informatica) per la realizzazione di un videogiornale sul riciclo. La classe, divisa a coppie, ha studiato il riciclo dei diversi materiali per poi realizzare un breve reportage per sensibilizzare i ragazzi come loro a riciclare. Dopo avere dato la scaletta e le indicazioni per girare il video, i ragazzi lo hanno prodotto in autonomia, mentre due di loro hanno fatto i giornalisti creando diversi video per passare la parola ai “reporter”. I video sono stati prima condivisi con il gruppo classe in sincrono per dare suggerimenti o prendere spunto, poi una volta avuta la versione definitiva, abbiamo visto insieme il montaggio (creato da me), con schermo condiviso, e lo abbiamo “raffinato”. - Progetto interdisciplinare (italiano-teoria professionale) per la creazione di un depliant sui microrganismi in cui abbiamo inserito le “carte d'identità dei batteri” fatte dagli studenti in Word corredati da volantini di sensibilizzazione fatti in Canva (applicativo per le grafiche) - Progetto interdisciplinare (italiano-teoria professionale-ingelse) per la creazione di uno SWAY con videotutorial sottotitolati in inglese e audio registrato da loro in italiano su come si fanno alcune preparazioni base come la maionese, il caramello, lo zucchero invertito e il primo sale. I primi due progetti sono stati realizzati da alcune classi di prima superiore, l’ultimo di seconda.
Descrivi la tua visione di educazione per il futuro: 
Concludo con la mia visione di educazione per il futuro, che è una visione di educazione vicina alla realtà e che si basa sulle competenze utili per la società e per il lavoro di domani. Per me è importante insegnare l’attualità e la contemporaneità facendo vivere le cose, ma con un’occhio al passato come esempi di riflessione e crescita sociale. Il mio target, in particolare, delle superiori ha bisogno di “vedere” e toccare con mano, così farei loro conoscere in prima persona i mestieri e alcune realtà con iniziative di collaborazione con società o persone esterne al mondo scolastico. L’avvicinamento al mondo del lavoro già a questa età è fondamentale per il loro sviluppo e la loro crescita, in particolare per chi come i miei studenti si trova ad accedere al lavoro già a 15 anni con lo stage. Inoltre, introdurrei maggiormente alcune materie, anche nei professionali, necessarie per sviluppare uno spirito critico e la concentrazione come la filosofia o lo studio a memoria ad esempio di alcune poesie, per citarne alcune, ma anche la riflessione sulla politica e l’economia del paese. Ovviamente riparametrate al tipo di indirizzo ma trasversali per aiutarli a sviluppare il pensiero e la riflessione complessi sempre più necessari nella società di oggi. Queste sono alcune delle cose che cerco nel mio piccolo di portare avanti, e che mi piacerebbe fossero sempre più recepite anche da altre scuole non solo sulla carta ma nella realtà. La pandemia ci ha portato ad un necessario svecchiamento di alcune pratiche e tematiche consolidate, sta a noi ora farne tesoro e andare avanti o rischiamo di tornare indietro e non aver imparato nulla da tutto questo.