daniela bianchi

Nome della scuola: 
ex ic stabilini - ora in pensione
Città: 
roma
Regione: 
lazio
Disciplina/e Insegnata: 
italiano-storia-geografia-arte-musica-tecnologia
Descrivere la propria storia di educatore, di impegno, innovazione e determinazione legata al proprio contesto scolastico: : 
sono stata docente per 45 anni e 33 anni trascorsi nella stessa scuola per dare una continuità al lavoro, per dare coerenza ad una storia di impegno inun contesto scolastico che cambiava negli anni, nelle generazioni e neila richiesta dell'utenza.
Descrizione di come è stata affrontata l’emergenza da COVID-19 con i propri studenti:: 
l'emergenza chiusura per Covid-19 nel primo anno della pandemia (2020) è stata affrontata in modo disorganico dalla comunità scolastica in quanto disorganizzati per un evento imprevisto ed imprevedibile nella sua portata. Da docente responsabile mi sono attivata creando classe virtuale sia con piattaforma Edmodo che con LearningsApps. In questo modo, in attesa della classe virtuale collegata al registro elettronico ed attivata dalla scuola solo alla fine del mese di Aprile, è stato possibile coinvolgere gli alunni in una serie di attività di didattica a distanza. Veniva inviato loro tramite un plaining di lavoro settimana in cui venivano indicate sia le attività da svolgere che le scadenze da rispettare, venivano caricate le schede interattive da svolgere, le video lezioni e ... tutto il necessario per non perdere il contatto con i bambini. Ogni settimana veniva inviata una lettera sia ai bambini che alle famiglie per mantenere i contatti e far sentire, nonostante i mancati contatti fisici, l'unione tra docente e alunni/famiglie.
Descrivi la tua visione di educazione per il futuro: 
non è una visione tanto diversa da quella che mi ha accompagnato nel mio lavoro per 45 anni. Certo i tempi cambiano, le leggi cambiano, i bambini cambiano, le problematiche aumentano, così come le richieste dei loro genitori che anche se sembrano diverse, formulate in modo diverso, poi alla fine dei conti sono sempre le stesse ... "non riesce a memorizzare le tabelline", ... non sa mettere le h, ... non ha voglia di fare i compiti, ... è disordinato!, ... Fare l’insegnante, la maestra, l'educatrice nel terzo millennio non è qualcosa di più o di diverso dal millennio precedente. È qualcosa che si deve oltre che sentire dentro, anche preparare con serietà. Per questo vi propongo alcuni interrogativi che possono contribuire a mettere a fuoco il senso di questa professione (il mestiere di insegnante) anche in una visione più moderna e futuristica. Voglio partire da un’osservazione fondamentale suggerita da Hannah Arendt: “L’insegnante si qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri in proposito, mentre è autorevole in quanto, di quel mondo, si assume la responsabilità. Di fronte al fanciullo è una sorta di rappresentante di tutti i cittadini della Terra, che indica i particolari dicendo: ecco il nostro mondo”. Proviamo a scomporne i molteplici aspetti di questa affermazione sotto forma di interrogativi: - l’insegnante conosce il mondo? - c’è la disponibilità a conoscere il mondo e la possibilità di farlo? - ha bisogno di un aiuto esterno? - quanto, cosa e come, di questo, si può portare in classe? - quanto pesano i ragazzi nella ridefinizione del mestiere di insegnante? - il nostro mestiere può prescindere da chi ci sta di fronte? - come si confrontano (incontrano, scontrano) gli insegnanti con le altre figure di riferimento (es. genitori)? Indifferenza? Conflittualità? Condivisione? - per chi insegna da tanti anni: è cambiato ciò che viene richiesto? È cambiato come? - chi è oggi il “bravo insegnante”? e chi lo sarà domani? Allora si può dire che questo mestiere è ben conosciuto dagli addetti ai lavori, o almeno dalla maggior parte, ma poco conosciuto dagli altri. Degli insegnanti si dice che … hanno tre mesi di vacanza all’anno, … lavorano quattro ore al giorno, … I mezzi di comunicazione, gli istituti di ricerca dedicano poco tempo e poca attenzione alla classe insegnante italiana. Abbiamo letto e ascoltato analisi e riflessioni sull’attività dei docenti, sul loro ruolo, sui loro problemi. Si sono espressi, nei termini più diversi, giornalisti, intellettuali, psicologi, politici e studenti. Chi non ha ancora preso la parola sul proprio ruolo e sul senso della propria professione, sono stati proprio gli insegnanti. O meglio la massa silenziosa di questi. Quelli che non sono attivi sui social, quelli che aspettano le schede suggerite da altri, quelli che gestiscono il tempo scolastico con attività di routine e seguono il libro di testo. bene, io non sono stata questa, e non lo sarei stata neanche nel futuro. Sono, nonostante da un anno in pensione, attiva e creativa, gestisco gruppo FB, propongo progetti, sono autrice di libri, ... sono un'insegnante anche nella vita di tutti i giorni. Programmo la mia giornata, il mio lavoro domestico e non solo e ... porto dentro di me l'impronta dell'essere docente. Per questo voglio dare visibilità a ciò che significa ancora oggi “insegnare” e che lo significherà sempre. È qualcosa che va oltre le quattro ore, è qualcosa che va oltre i dieci mesi in cui le scuole sono aperte, è qualcosa che deve essere dentro di noi, a prescindere dal tempo e dall'età.