Anna Teresa Fiori

Nome della scuola: 
I. C. S. la Giustiniana
Città: 
Roma
Regione: 
Lazio
Disciplina/e Insegnata: 
materie dell'ambito linguistico, artistico-espressivo, tecnologico.
Descrivere la propria storia di educatore, di impegno, innovazione e determinazione legata al proprio contesto scolastico: : 
Sono un'insegnante di scuola primaria. Credo nella sperimentazione, nella didattica per progetti. Sono iscritta su eTwinning e ho all'attivo diversi progetti di coding, di educazione digitale, di educazione ambientale, di STEM. Metto al primo posto l'attenzione alle peculiarità di ogni alunno/a, rifiuto il tradizionalismo più sfrenato, l'omologazione, l'appiattimento verso il basso, lo "spegnimento" della curiosità, dell'intelligenza, quasi che essere troppo curioso/a e intelligente possa diventare un problema. Sono contraria a quella scuola tradizionalista e omologante che mortifica invece di valorizzare, quella scuola ingessata e arretrata che non riesce a far buon uso delle risorse che ha a disposizione, quella scuola col paraocchi, senza apertura mentale , rigida e troppo seria che non riesce ad insegnare in modo ludico, facendo appassionare i/le bambini/e. Come insegnante voglio dare ai miei alunni gli strumenti per comprendere che le conoscenze devono diventare competenze. Non serve a niente, infatti, riempire quaderni interi con esercizi e formulette se poi non si sa come applicarle nella vita. Ritengo che sia un percorso fondamentale aiutare alunni e alunne a diventare persone responsabili, capaci di andare incontro all'altro, di essere consapevoli delle proprie capacità, di saper accettare una sconfitta e anche di saper gioire per i successi dei compagni, di essere autonomi e di sapersela cavare sempre anche nelle situazioni più complicate. Credo in una scuola dell'essere più che dell'apparire. Credo che alla fine del percorso i miei alunni non debbano solo saper fare, ma soprattutto saper essere.
Descrizione di come è stata affrontata l’emergenza da COVID-19 con i propri studenti:: 
Lo scorso marzo, quando il DPCM 10.03.20 ha chiuso le scuole, io e la mia classe non ci siamo trovati impreparati di fronte alla DaD. Bambine e bambini erano abituati a fare una didattica a distanza, seguivamo gli webinar del professor Alessandro Bogliolo già da qualche anno, partecipavamo a progetti eTwinning con altre scuole europee e ci incontravamo sul twinspace, da novembre avevamo la nostra classe su Teams e caricavamo materiali nei vari canali. Durante la DaD, quindi, abbiamo portato a termine senza alcun problema tutti i progetti che avevamo intrapreso, il programma delle singole discipline non ha subito rallentamenti e la DaD non ha soffocato i lavori creativi e di gruppo che abbiamo attuato. Abbiamo anche partecipato al campo scuola virtuale ad Urbino, divertendoci tantissimo. È stato molto più difficile affrontare il rientro in classe quest'anno. I protocolli anti-covid ci impediscono di disporre i banchi in isole, mi vietano di sedermi in mezzo ai miei alunni, non consentono lavori in gruppo, non permettono nemmeno di andare nel laboratorio di informatica. Sono riuscita ad ottenere che alunni e alunne possano venire a scuola con i loro device ma siamo ancora in attesa che la rete venga potenziata per poterlo di fatto fare. I lavori in gruppo si svolgono su Teams. Cerco di continuare ad attuare la didattica capovolta. Stiamo partecipando a diversi progetti su eTwinning. I protocolli sono rigidi ma anche nelle situazioni complicate i bambini hanno imparato a sapersela sempre cavare.
Descrivi la tua visione di educazione per il futuro: 
La scuola è cambiata. Non è più tempo dell'insegnamento trasmissivo. Nella scuola deve essere attivata una didattica non più centrata unicamente sull'ascolto, ma sull'operare, sul costruire insieme, attraverso progetti che veicolino contenuti in modo più accattivante che non la sterile lezione frontale con annesse schede di lavoro e compiti a casa. Si deve passare da una didattica centrata sui contenuti disciplinari decontestualizzati dall'ambiente e dall'esperienza di vita dei bambini ad una didattica che valorizzi tali contenuti. Si deve attuare una didattica che realizzi il superamento del carattere monolitico della classe, per attivare momenti di azione didattica laboratoriale per gruppi-classe; e questo valorizzando le opportunità della flessibilità organizzativa che favorisce tempi e modi di insegnamento disciplinarmente integrati. Una didattica laboratoriale che permetta ai bambini e alle bambine di diventare autonomi, di saper fare da soli, di essere un gruppo saldo e compatto, dove ognuno ha il suo ruolo ma tutti sono importanti per la riuscita finale. Lavorare in gruppo in progetti e laboratori consente a bambini e bambine di allargare i propri orizzonti, a non rimanere chiusi nel proprio spazio mentale e a gettare le basi per costruire un mondo migliore. E forse la scuola primaria riuscirà a scrollarsi di dosso la sua antica vocazione liceale per recuperare le suggestioni del gioco, della curiosità, della partecipazione.