Nome della scuola:
PIAGET-DIAZ
Città:
Roma
Regione:
Lazio
Disciplina/e Insegnata:
Metodologie Operative/Laboratori per i Servizi Socio Sanitari (B023)
Descrivere la propria storia di educatore, di impegno, innovazione e determinazione legata al proprio contesto scolastico: :
La mia storia è abbastanza insolita perchè insegno negli Istituti Professionali da 38 anni e per ben 22 anni della mia vita lavorativa sono stata DOP (Dotazione Organica Provinciale), praticamente una precaria di ruolo senza certezza di dove sarei stata assegnata l'anno successivo. L'assurdità della mia situazione, che mi ha creato non poche difficoltà nell’identità lavorativa, ha mobilitato in me una grande resilienza che mi ha portato, negli anni, a sperimentare gli incarichi più disparati con un'unica grande certezza: rendermi utile ai miei "ragazzi" per accompagnarli nel loro percorso di crescita nei modi più creativi possibili! Non avere le classi, ha significato per me prendermi cura del maggior numero di studenti possibile, accompagnandoli nel percorso di Terza Area Professionalizzante (negli anni '90), curando sportelli di orientamento per l’EDA e creando passerelle per gli allievi del serale o facendo da tutor di Alternanza Scuola Lavoro anche a 120 persone contemporaneamente. Avrei potuto cambiare classe di concorso (mi sono laureata in Psicologia a 34 anni proprio perchè avevo perso cattedra) ma non mi sono mai arresa perchè insegno una materia meravigliosa, Metodologie Operative, che mi permette di formare i futuri operatori socio sanitari.
Negli anni mi ha sempre sorretta una enorme vitalità e un grande entusiasmo per tutte le novità che mi è stato possibile portare nella scuola. Nel 1997 ho supportato la costituzione di una vera cooperativa di studenti (il treno delle idee), ho mobilitato per due anni delle squadre di circa 30 volontari per animare il Race for the Cure della Komen Italia, ho portato come Capo Progetto Ente 15 ragazzi su Nave Italia nel 2015, un’esperienza che ha cambiato la vita ad alcuni di loro, nel 2015 il progetto TEO, organizzato con i miei studenti in un Centro Anziani, è arrivato tra i finalisti al GJC per il settore Alternanza Scuola Lavoro.
Da 7 anni sono tornata titolare di cattedra al Piaget Diaz e, pur avendo le classi, non mi sono mai arresa a fare “solo” il docente: al fianco della collega Clelia Gentili (Referente di sede) ho all'attivo tre progetti europei avviati nella scuola (che in due casi ho anche coordinato), un progetto di arte a scuola (“Non dirmi che hai paura”) con il centro diurno Civico Zero e il Pastificio Cerere che è un fiore all’occhiello della nostra scuola e che è arrivato tra i finalisti all’ultimo GJC. Poi ancora un campo scuola gratuito ad Arpy, in Val d’Aosta, offerto dalla Fondazione Tender To Nave Italia a chi le vacanze proprio non poteva permettersele, tante altre esperienze diverse e disparate “riassunte” nel mio CV.
Nel 2019 c’è stata una grande sorpresa per me: Arianna Di Cori, una giornalista della Repubblica, mi ha voluto intervistare per cercare di capire come riuscivo a sollecitare i miei ragazzi per aiutarli a tirar fuori il meglio di sè: classi difficili, allievi problematici che hanno vinto premi e girato bellissimi cortometraggi. Il “Metodo Poli” l’ha chiamato nel suo articolo, inserendomi nella lista dei “prof. Geniali” della Repubblica.
Dopo l’esperienza della DaD e della DDI, ho deciso di mettermi in gioco per aiutare i colleghi più giovani ad affrontare con coraggio e determinazione le tante sfide della nostra professione: quest’anno ho lavorato come formatrice a livello nazionale con la Rete “Professionalmente Insieme 2” per diffondere i principi innovativi del Riordino dei Professionali (mi sono occupata soprattutto delle strategie di intervento in classe e del ruolo del tutor), ho scritto con altre professioniste e care amiche un dossier sull’orientamento per Tuttoscuola, uno scritto autobiografico sulla DaD per la Rivista Lasalliana (n.1/2021) ed ho creato un podcast (Insegna Menti) che da qualche settimana è on line.
Credo fermamente che insegnare significhi entrare ogni mattina a scuola o nelle classi portando con sé la gioia di un sorriso e la certezza che ci sarà uno scambio positivo e reciproco con i nostri ragazzi, senza mai dimenticare il ruolo importante che noi svolgiamo perché, come sintetizza M. Recalcati ne L’erotica dell’insegnamento, “Un’ora di lezione può cambiare la vita”.
Descrizione di come è stata affrontata l’emergenza da COVID-19 con i propri studenti::
L’esperienza degli ultimi due anni è stata estremamente sofferta ed ha cambiato radicalmente il nostro modo di fare scuola. Non è stato tanto il far lezione con le nuove tecnologie perché adoro l’informatica (il mio primo pc l’ho comprato nel 1994) e non mi separo mai dal mio IPad con cui documento le tante esperienze fatte per condividerle con i miei ragazzi. Nella mia scuola, seppur con difficoltà, siamo riusciti ad attivare la DaD dal mese di aprile 2020. Il problema è stato quello di sostenere i nostri ragazzi nelle tante difficoltà che si sono trovati ad affrontare. Nel mio lavoro di psicologo scolastico mi occupo da sempre di dispersione scolastica e abbandono, ma quello che è successo durante la pandemia mi ha spiazzata perché non si riusciva a parare le tante situazioni critiche che si sono verificate. Io insegno in un professionale dove l’utenza presenta notevoli difficoltà economiche e anche solo assicurare loro la disponibilità di un tablet per poter studiare è stato difficile.
Il primo lockdown è stato contrassegnato dalla paura di molti che hanno avuto familiari interessati dal virus e il nostro ruolo è stato essenzialmente di supporto al loro sentirsi ancora parte della comunità scolastica. Ricordo come cercavo di recuperare la loro partecipazione all’attività nei modi più disparati, alla fine, disperata, ho chiesto ai miei allievi più giovani di immaginarsi in una casa famiglia a dover cucinare insieme ai loro bimbi, ad inventarsi ricette e a mandarmi foto e filmati dei loro piatti. Vi ricordo che io insegno una materia tecnico pratica ed anche il mio voto è pratico quindi ho potuto gratificarli con una valutazione positiva solo per aver condiviso una loro ricetta con i compagni. Durissimo è stato tenere dentro, insieme alla classe, i ragazzi più fragili, che seguono un PEI. Per integrarli nella classe ho deciso di aprire su classroom un laboratorio creativo on line, che si è svolto utilizzando materiali di recupero presenti in casa.
Lo scorso anno, in presenza al 50%, la parte più critica è stata “tenere insieme” le classi, soprattutto i ragazzi di prima che hanno frequentato tutti insieme solo per pochi giorni all’inizio dell’anno.
È stato un lavoro arduo e continuo, durante il quale ho riscoperto e apprezzato la forza che viene dal gruppo di colleghi con cui condividere sforzi e strategie, a volte anche molto creative e innovative. Ricordo che l’ultimo giorno di scuola ho fortemente voluto rimettere insieme la classe di cui ero coordinatrice. Ci siamo inventati un'uscita didattica nel vicino parco dell’acquedotto (siamo al Quadraro, accanto a FMD). In realtà quel giorno ha piovuto e non siamo potuti uscire ma comunque li abbiamo fatti venire tutti a scuola e li abbiamo messi ben distanziati in teatro, con rinfresco finale offerto da tutti noi. Ricordo che qualcuno chiedeva ai compagni il loro nome perché, spaccati in gruppo A e gruppo B per 6 mesi, stentavano a riconoscersi tra di loro.
Sono esperienze che cambiano la vita e ti portano sull’orlo del burn out, con la certezza che non si può cedere, soprattutto per i ragazzi che hanno bisogno di noi.
Sono anche esperienze che aprono un varco verso nuovi orizzonti, ma di questo vi parlerò nella prossima sezione.
Descrivi la tua visione di educazione per il futuro:
Cosa dire, anche se ho 59 anni non smetto di sognare e immagino una scuola diversa che riesca a valorizzare i ragazzi attraverso esperienze e occasioni di crescita che possano potenziare le loro soft skills.
Riguardo alla mia materia sogno di poter disporre di programmi in realtà virtuale immersiva grazie ai quali sia possibile far vivere agli studenti esperienze in situazioni reali (anche se virtuali) di interazione con le diverse tipologie di utenti con i quali devono imparare a lavorare (vi ricordo che insegno Metodologie Operative in un Corso Professionale per la Sanità e l’Assistenza Sociale).
Sogno di aiutarli a sviluppare la loro “imprenditività” intesa come capacità di strutturare il loro progetto di vita, nonostante le difficoltà che le loro situazioni personali spesso comportano.
Mi piacerebbe che la scuola potesse insegnare loro a mettersi in gioco per inventarsi un lavoro possibile, originale e creativo, supportati dagli strumenti che noi possiamo offrire in qualità di adulti di riferimento, che possono condividere con loro esperienze e conoscenze.
Vorrei che concetti come empatia, rispetto reciproco e condivisione non siano solo parole scritte nelle UdA di Educazione Civica ma si trasformino in valori condivisi che diventino parte integrante della vita a scuola, per prevenire realmente ogni forma di prevaricazione e violenza nelle tante declinazioni possibili.
Sono anche molto realista e mi sono inserita in due ricerche che stanno sondando gli effetti della pandemia nella scuola per trovare strategie utili a supportare docenti e allievi in questo momento di grande difficoltà.
Il mio sogno più grande è però quello di socializzare ad altri colleghi quanto negli anni ho sperimentato nella scuola, anche grazie al mio ruolo atipico di docente DOP.
Credo che serva tantissimo ai più giovani avere un collega senior, un docente "tutor" che possa guidarli nel trovare la loro strada per svolgere al meglio questo mestiere tanto complicato quanto meraviglioso. Ci vuole coraggio ma anche tanti strumenti e soprattutto flessibilità, autorevolezza e creatività per trovare ogni giorno la strategia migliore e più adatta alle diverse classi e ai singoli ragazzi.
Concludo scusandomi perchè il mio CV, oltre che datato, è tarato sulla libera professione di psicologo più che sulla mia attività di docente perchè purtroppo a scuola non si viene valorizzati per la propria esperienza e competenza e nessun DS, in tanti anni, ha mai richiesto il mio CV!